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Perché nel mondo animale “gli insegnanti” sono così rari e straordinari

I biologi hanno creato una definizione di “insegnamento” che può adattarsi a pochissimi animali, tra cui orche e suricati. Ecco alcuni esempi di primi della classe.

DI BRIAN HANDWERK

pubblicato 25-09-2023

Perché nel mondo animale “gli insegnanti” sono così rari e straordinari

Gli esemplari adulti di suricata trascorrono molto tempo insegnando ai più giovani ad affrontare i pericolosi scorpioni, una delle loro prede preferite.

FOTOGRAFIA DI THOMAS P. PESCHAK, NAT GEO IMAGE COLLECTION

Gli animali mostrano innumerevoli comportamenti sorprendenti e il modo in cui apprendono quei comportamenti da tempo stimola la curiosità degli scienziati.

Alcune conoscenze si ereditano: le farfalle monarca, ad esempio, migrano dal Messico al Canada utilizzando una sorta di mappa presente nei propri geni. Altre specie imparano abilità e comportamenti per imitazione, come fanno i cuccioli di lupo grigio osservando il proprio branco mentre caccia. Altre ancora imparano a sopravvivere agendo per tentativi, come le cornacchie della Nuova Caledonia, che hanno scoperto che lasciar cadere dei ciottoli in una brocca alza il livello dell’acqua.

Ma trovare dei veri insegnanti tra i non-umani è molto raro e solo poche specie, tra cui alcuni uccelli, primati e insetti, possono davvero essere considerati tali.

Per molto tempo “una parte degli esperti è stata restia ad accettare l’idea che gli animali fossero in grado di insegnare, perché questo è uno dei tratti distintivi dell’umanità e che ci rende così speciali”, spiega Lisa Rapaport, ecologa del comportamento presso la Clemson University.

I biologi hanno addirittura creato una definizione specifica di come deve agire un animale per essere considerato un insegnante: deve modificare il proprio comportamento davanti a uno studente, senza che questo comporti un vantaggio immediato per sé stesso, e lo studente deve mostrare di aver acquisito conoscenze o abilità, spiega Rapaport.

Ecco alcuni esempi di eccezionali animali insegnanti per i quali la scuola è sempre aperta.

Quando il cibo ti si rivolta contro

I suricati dell’Africa subsahariana vivono in “bande” sociali composte anche da 30 esemplari, in cui l’addestramento pratico fa parte del lavoro dei genitori e di altri aiutanti adulti che collaborano alla formazione dei più giovani.

Varie specie di scorpioni sono spesso sul menu dei suricati, ma il loro pungiglione letale impone di maneggiarli con attenzione. Ecco perché, inizialmente, i genitori portano ai loro piccoli gli aracnidi morti. Man mano che i cuccioli crescono, i suricati rendono le “lezioni di cucina” sempre più difficili, ad esempio rimuovendo il pungiglione dagli scorpioni vivi per renderli innocui e lasciando che i piccoli facciano pratica per ucciderli.

Via via che i cuccioli acquisiscono più abilità e confidenza nel gestire gli scorpioni, i loro insegnanti portano loro esemplari sempre meno “disarmati”, finché gli studenti non imparano a rimuovere in sicurezza il pungiglione e a uccidere da soli la preda.

Anche se i suricati adulti dedicano all’insegnamento del tempo che potrebbero impiegare in altre attività, questo va interamente a loro vantaggio: poiché molti individui di ciascun gruppo sono strettamente imparentati fra loro, mantenere sano e salvo il numero maggiore di componenti permette di perpetuare i geni della famiglia.

Lezioni di musica 

Portando all’estremo il concetto di apprendimento precoce, una specie di uccelli australiani inizia a insegnare ai propri piccoli ancor prima della nascita: la madre di scricciolo azzurro superbo canta alle proprie uova fino a 30 volte all’ora, esponendo gli embrioni a una sorta di “codice” musicale segreto, unico per ciascuna femmina. Una volta venuti alla luce, i pulcini useranno questo codice, che mamma e papà conoscono, per chiedere loro il cibo. 

In uno studio, la biologa Sonia Kleindorfer della Flinders University di Adelaide e i suoi colleghi hanno sostituito le uova di alcuni nidi di uccelli selvatici e hanno scoperto che i pulcini producevano il richiamo che avevano sentito cantare dalla madre adottiva, a dimostrazione del fatto che i piccoli non hanno una comprensione genetica dei richiami.

Queste lezioni di canto sono dettate da una ragione molto valida: i cuculi spesso depositano le uova nei nidi degli scriccioli, evitando l’impegno di covare e crescere i propri piccoli, un fenomeno chiamato parassitismo della covata. Ma i cuculi depositano le uova troppo tardi perché i loro embrioni imparino il richiamo, perciò prendersi cura solo dei piccoli che lo conoscono permette agli scriccioli di non sprecare tempo e cibo così preziosi nutrendo degli impostori. 

Mostrare la strada a un amico

Quando una formica di roccia trova una nuova fonte di cibo o un sito per fare il nido, accompagna lì un’altra formica con una tecnica chiamata “corsa in tandem”: la formica esperta guida la novizia lungo la strada, facendo alcune pause nel percorso in modo che la “studentessa” possa memorizzare tutti i punti di riferimento. L’insegnante si affida al feedback dell’alunna che le fa capire quando ha imparato ogni lezione; un tocco dell’antenna informa l’insegnante che è il momento di ripartire.

“La formica insegnante coinvolge un altro esemplare nel processo di ricerca di un sito migliore per il nido. Questo andrà a beneficio di tutte le formiche della colonia e le aiuterà a trasmettere più geni alla generazione successiva”, spiega Nigel Franks, professore emerito di biologia presso l’Università di Bristol, nel Regno Unito, co-autore di uno studio che nel 2006 ha documentato questo comportamento, la prima prova pubblicata di un animale non-umano che faceva da insegnante a un altro.

Franks ha condotto esperimenti con insegnanti robot per capire quali aspetti dell’apprendimento di una formica fossero più essenziali per il successo.

Manovre acquatiche rischiose

In base al luogo in cui vivono, le orche marine (dette anche orche assassine), si nutrono di prede molto diverse tra loro. In Norvegia le orche agiscono in gruppo per accerchiare i banchi di aringhe formandone gruppi molto densi, poi stordiscono i pesci con le loro code, prima di cominciare a banchettare. In Antartide uniscono le forze per far scivolare fuori dal ghiaccio le foche di Weddel facendole cadere nelle loro grandi fauci aperte. Gli scienziati ritengono che in alcune di queste situazioni uniche i genitori insegnino ai loro piccoli le tecniche di caccia.

Al largo della Patagonia, ad esempio, alcune orche cacciano i cuccioli di leone marino sulla riva, spiaggiandosi volontariamente. Gli adulti mostrano ai giovani come eseguire questa pericolosa manovra ben prima che siano in grado di cacciare, aiutando gli studenti a tornare in acqua quando è il momento.

Nelle acque dell’Alaska le orche sono state osservate addestrare i propri piccoli a catturare le prede in diverse fasi, stordendo prima gli uccelli marini con i propri colpi, in modo che i giovani riuscissero a gestirli e ad allenarsi nella tecnica.

Queste lezioni non sono solo esempi di insegnamento, ma anche di cultura, un fenomeno che si verifica quando un gruppo accumula conoscenze sociali e le trasmette alla generazione successiva, ha affermato Brian Skerry, fotografo naturalista e National Geographic Explorer.

“Non solo insegnano alla loro progenie le abilità di cui avranno bisogno per sopravvivere, ma trasmettono anche le proprie tradizioni ancestrali, le nozioni che più contano”.

Master class sulla ricerca del cibo

Le grandi scimmie leonine della foresta atlantica del Brasile devono assistere a una sorta di “master class” su come procacciarsi il cibo che comprende oltre 150 tipi diversi di frutti, insetti, raganelle, lucertole e altre prede.

“Se sei un individuo giovane e ti trovi nella foresta, come fai a sapere dove poter trovare qualcosa da mangiare senza rischiare di essere morsicato o punto?” spiega Rapaport, che ha studiato l’insegnamento e l’apprendimento in questa specie di  scimmie.

Ecco perché gli adulti usano un richiamo per attirare inizialmente i giovani alla distribuzione di cibo per poi sottoporli a situazioni progressivamente più difficili, dal riconoscere un tipo di frutto a scavare nel foro di un albero per trovare una preda.

“Durante il periodo in cui gli adulti adottano questo comportamento, il successo di caccia dei piccoli aumenta notevolmente, e questa è una prova circostanziale del fatto che questa attività funziona”, aggiunge Rapaport.

Inoltre gli proponevano anche cibi nuovi ai loro piccoli, spiega l’esperta. “Per me questo indica che gli adulti prestano attenzione a ciò che i piccoli conoscono e non conoscono”.

Rapaport inoltre ha osservato negli esemplari adulti un tratto che ritiene straordinario negli insegnanti non-umani: il concentrare le proprie energie su chi ne ha più bisogno. 

“Non possiamo affermare con certezza che quegli esemplari destinassero l’insegnamento ai piccoli più lenti nell’apprendimento, ma questa è l’impressione che ho avuto”, afferma Rapaport.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com.